Phishing: come difendersi a casa e in azienda.
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Hai ricevuto una chiavetta USB e l’hai inserita nel tuo computer per scaricare i dati contenuti. In pochi istanti, però, ti rendi conto che qualcosa decisamente non va: ti sei appena imbattuto, per tua sfortuna, in una USB Killer.
Le chiavette USB Killer sono, apparentemente, delle semplici pendrive che, però, se collegate al PC, sono in grado, tramite elevati spike di tensione, di danneggiare gravemente l’hardware.
In pratica l’USB Killer raccoglie l’alimentazione, proveniente dalla fonte USB del PC a cui è connessa, nei suoi condensatori interni, finché non raggiunge un’alta tensione che sarà scaricata successivamente nei pin dati (pin 2 e pin 3 per USB 2.0) della porta USB stessa, provocando danni che possono essere fatali.
Ciò che rende questi dispositivi davvero pericolosi è il fatto di essere, spesso, simili a semplici chiavette USB e, dunque, il loro inserimento nel PC per salvare i dati avviene, spesso, senza alcuna remora.
Anche se oggi le chiavette USB Killer sono usate chiaramente con intenti distruttivi, esse sono nate, secondo le dichiarazioni degli ideatori, per scopi più nobili, ovvero per testare la resistenza dei computer a scariche elettriche e spike. In realtà, però, negli anni, questo strumento si è trasformato in una vera e propria arma, in grado di arrecare danni a concorrenti o di regolare conti in sospeso, potendo agire in modo anonimo.
Creata dal ricercatore e blogger russo, conosciuto con lo pseudonimo di Dark Purple, la prima USB Killer era già molto potente, ma quella attualmente in commercio, la 3.0, è in grado di “friggere” il PC in pochi istanti, con un potere distruttivo 1,5 volte superiore alla versione precedente.
Tra i fatti di cronaca più popolari, che vedono protagoniste le USB Killer, spicca quello Vishwanath Akuthota, un ex-studente indiano che ha utilizzato la sua USB Killer su 66 Computer ed ora è in causa per un risarcimento di oltre 58 mila dollari, rischiando anche una condanna a 10 anni di carcere.
L’USB Killer 3.0 è venduta su Amazon anche in versione Anonymous, ovvero priva di loghi riconoscibili, ad un prezzo accessiile, cosa che la trasforma in un’arma ancora più pericolosa e che ne rende innegabili le finalità aggressive.
Può sembrare curioso, ma la stessa azienda che vende le USB Killer 3.0, vende anche le USB Killer Test Shield.
Il tallone d’Achille delle USB Killer sta proprio nel fatto di essere poco conosciute e per nulla riconoscibili. Per questi motivi, una vera e propria protezione è difficile da mettere in atto.
Ad ogni modo, ecco qualche consiglio per prevenire i danni di una USB Killer:
Quando è troppo tardi per la prevenzione, la situazione potrebbe essere davvero spaventosa. L’attacco della USB Killer, infatti, è in grado di bruciare la Motherboard con possibilità di danni enormi per l’hard disk.
Per fortuna, in alcuni casi, l’hard disk può essere risparmiato dai danni della chiavetta, ma la cosa migliore da fare è sempre quella di estrarre quanto prima la chiavetta e richiedere una consulenza professionale.
PIXEL Recupero Dati è un’azienda specializzata nelle procedure di recupero file da dispositivi danneggiati o compromessi. Il danno che una chiavetta USB può procurare è di tipo fisico, dunque, gli specialisti condurranno l’hard disk in laboratorio, lavorando in tutta sicurezza all’interno di una camera bianca. Dopo aver valutato l’entità del danno e la possibilità di recupero dei dati, si procederà al lavoro di ripristino.
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